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Domande & Risposte

Domande & Risposte2021-12-08T14:08:50+01:00
Che cosa fa lo psichiatra e di che cosa si occupa?2021-09-30T15:14:29+02:00

Lo psichiatra è un medico specialista in psichiatria che si occupa della prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie psichiatriche, valutandone la componente psicologica e biologica sottostante e introducendo, quando necessario, una terapia psicofarmacologica al fine di ottenere una migliore stabilizzazione del quadro clinico e un recupero del funzionamento premorboso compromesso dalla patologia.

Marco Pinna, Alessandro Miola

A cosa servono gli psicofarmaci e quando si usano?2021-09-30T15:16:15+02:00

Gli psicofarmaci sono una classe eterogenea di farmaci psicoattivi approvati per un’ampia varietà di patologie psichiatriche, che vanno dai disturbi d’ansia e dell’umore ai disturbi dello spettro psicotico. Gli psicofarmaci vengono somministrati dallo psichiatra, dopo una prima valutazione, qualora non si ritenga sufficiente il solo approccio psicologico nella gestione dei sintomi che possono compromettere la qualità della vita, la capacità lavorativa e il funzionamento relazionale, sociale o lavorativo dei pazienti.

Marco Pinna, Alessandro Miola

È sempre necessario prendere dei farmaci per curare un disturbo mentale?2021-09-30T15:16:34+02:00

La terapia farmacologica di un disturbo psichico è necessaria in tutti quei casi in cui tale disturbo, anche se non grave, causa un disagio significativo, compromettendo la vita di tutti i giorni, l’efficienza sul lavoro, la capacità di dedicarsi con entusiasmo ai rapporti sentimentali e alla famiglia, vivere relazioni sociali soddisfacenti e trascorrere serenamente i momenti di svago e di riposo. Se si sta attraversando un periodo di disagio psichico senza importanti ripercussioni sul funzionamento quotidiano, può essere sufficiente una psicoterapia. Nella maggioranza dei casi, comunque, la psicoterapia e la terapia farmacologica dovrebbero essere considerate complementari e non alternative: la ricerca scientifica ha dimostrato che il trattamento integrato farmacologico e psicoterapeutico, costituisce l’intervento più efficace nella maggior parte dei disturbi psichici.

Marco Pinna, Alessandro Miola

I farmaci hanno degli effetti collaterali?2021-09-30T15:16:54+02:00

Come tutti i farmaci, anche gli psicofarmaci possono provocare una ampia gamma di effetti collaterali che si diversificano a seconda delle varie categorie di molecole utilizzate. È tuttavia compito dello psichiatra provare a prevenirne la comparsa per quanto possibile e gestire l’eventuale insorgenza di effetti collaterali, mediante un attento monitoraggio clinico, modulando il dosaggio del farmaco o cambiando la classe di farmaco in favore di uno maggiormente tollerato dal paziente.

Marco Pinna, Alessandro Miola

Per quanto tempo si deve seguire una terapia farmacologica?2021-09-30T15:17:11+02:00

La durata della terapia farmacologica varia da individuo a individuo e dipende dalla gravità e dal decorso del disturbo. È probabile che sia necessario assumere una terapia farmacologica almeno per diversi mesi: alcuni pazienti possono aver bisogno di assumere i farmaci per un anno o piú, altri per tutta la vita per mantenere uno stato di benessere e prevenire le ricadute. Smettere di assumere i farmaci necessita la stessa attenzione di quando si comincia a prenderli, motivo per cui i farmaci dovrebbero essere ridotti gradualmente sotto la diretta supervisione dello psichiatra.

Marco Pinna, Alessandro Miola

La terapia farmacologica cura i Disturbi dell’Umore?2021-09-30T15:17:28+02:00

Le terapie farmacologiche oggi a disposizione non curano i disturbi dell’umore, intendendo come cura l’eliminazione del disturbo.

Il disturbo bipolare infatti è una patologia a lungo termine e i farmaci funzionano un po’ come gli anti-ipertensivi e gli anti-diabetici: se la terapia viene sospesa, nella maggior parte dei casi il disturbo ricompare. Potrebbe non ricomparire subito, ma anche dopo diversi mesi.

I farmaci quindi aiutano a ridurre la frequenza, la gravità e la durata delle ricadute, migliorando la stabilità dell’umore. Va però sottolineato che in circa il 30% dei casi il trattamento farmacologico porta a una stabilità totale del disturbo stesso.

Leonardo Tondo

Cosa è il Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:17:42+02:00

Si tratta di una patologia psichiatrica, caratterizzata da un’alterazione dei meccanismi che regolano il tono dell’umore. La persona che ne soffre manifesta oscillazioni fra periodi di umore elevato (Mania e Ipomania), periodi di umore depresso (Depressione) e periodi di stabilità (Eutimia).

Emma Fadda, Caterina Visioli

Quali sono i sintomi del Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:23:21+02:00

Durante la Mania, l’umore appare persistentemente elevato, eccitato e/o irritabile. A questo si associa un aumento dell’attività e delle energie, che può durare da una settimana a diversi mesi.

Altre manifestazioni tipiche possono essere:

  • Riduzione del bisogno di dormire (risveglio precoce con sensazione di essere pieni di energie)
  • Tensione fisica
  • Aggressività verbale o fisica
  • Aumento del desiderio sessuale e dell’attività sessuale
  • Eccessivo impegno in attività piacevoli che possono essere potenzialmente rischiose (es. spese eccessive, rischiosi investimenti di capitale)
  • Comportamenti rischiosi per la salute (es. abuso di sostanze, attività sessuale promiscua non protetta, sport estremi ad alta pericolosità)
  • Accelerazione del pensiero e fuga delle idee
  • Elevata distraibilità e difficoltà di concentrazione
  • Logorrea, eloquio accelerato, con tono di voce più elevato del solito
  • Elevata autostima: fiducia in sé stessi eccessiva e più elevata del solito, con carenza di critica
  • Aumento delle attività quotidiane (es. aumento del tempo lavorato o delle ore di studio)
  • Grandiosità e sovrastima delle proprie capacità e abilità, idee deliranti
  • Sintomi Psicotici

L’Ipomania si caratterizza, invece, per un periodo di almeno 4 giorni in cui l’umore appare persistentemente elevato, espansivo e/o irritabile, cui si associa un aumento dei livelli di attività e di energia. I sintomi dell’Ipomania sono simili a quelli maniacali, ma si differenziano da essi perché: sono meno intensi
la persona può non avere una significativa compromissione del normale funzionamento sociale e lavorativo, come solitamente accade nella mania spesso si prendono decisioni sbagliate

La Depressione si caratterizza per un periodo di almeno due settimane in cui l’umore è patologicamente deflesso e accompagnato da una riduzione significativa di interesse e di piacere nella maggior parte delle attività quotidiane. Altre manifestazioni tipiche possono essere:

  • Diminuzione e/o aumento dell’appetito con conseguente riduzione/aumento del peso
  • Difficoltà a dormire (insonnia), sonnolenza, bisogno eccessivo di dormire (ipersonnia)
  • Agitazione fisica, irrequietezza o importante rallentamento motorio
  • Stanchezza eccessiva (astenia), perdita di energia, facile faticabilità (senza sforzo)
  • Fastidi o dolori diffusi
  • Riduzione del desiderio sessuale
  • Rallentamento o agitazione motoria
  • Umore depresso o sensazione di inibizione, vuoto emozionale, indifferenza, menefreghismo
  • Ansia
  • Tristezza, sensazione di vuoto, mancanza di speranza
  • Sentimenti di colpa e inutilità, ruminazione
  • Labilità emotiva (tendenza a piangere senza un apparente motivo)
  • Bassa autostima: sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
  • Difficoltà di attenzione, concentrazione, memoria e rallentamento del pensiero
  • Pensieri ricorrenti di morte
  • Ideazione suicidaria, tentativi di suicidio

Emma Fadda, Caterina Visioli

Che cosa si intende per “viraggio” o “switch” nel Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:23:48+02:00

Si indica il passaggio da una fase del disturbo a un’altra, più tipicamente il passaggio dalla fase (ipo)maniacale a quella depressiva che può avvenire in tempi anche molto brevi (nel corso di una giornata). Il viraggio però può avvenire anche dalla fase depressiva a quella opposta, ma in questo caso è più graduale.

La terapia psicofarmacologica deve essere riadattata sulla base della fase dell’umore in cui si trova il paziente.

Leonardo Tondo

Che differenza c’è fra Depressione nel Disturbo Bipolare e Depressione Maggiore?2021-09-30T15:24:04+02:00

Nel Disturbo Bipolare, la fase depressiva si alterna più o meno regolarmente con una fase (ipo)maniacale che la segue o la precede. In questo caso, l’episodio depressivo può avere anche caratteristiche ‘miste’ in cui sono contemporaneamente presenti sintomi maniacali/ipomaniacali e sintomi depressivi. Inoltre, il trattamento con soli antidepressivi può indurre un rapido viraggio verso sintomi (ipo)maniacali.

Nel caso di Depressione Maggiore (o Unipolare), invece, la persona manifesta unicamente sintomi depressivi e alterna periodi di benessere eutimico con fasi depressive, senza aspetti maniacali. Inoltre, l’assunzione di soli farmaci antidepressivi non espone al rischio di sviluppare sintomi maniacali.

Caterina Visioli

Perché è importante riconoscere la fase ipomaniacale nel Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:24:20+02:00

La fase ipomaniacale può durare da una settimana a diversi mesi.

Raramente chi soffre di un disturbo bipolare chiede aiuto quando si trova in fase ipomaniacale, perché solitamente questo periodo è percepito come di estremo benessere. Tuttavia, il riconoscimento precoce di un cambiamento del tono dell’umore e l’individuazione dei segnali indicatori di una fase ipomaniacale in corso aiuta enormemente nel processo di cura, soprattutto per evitare/ridurre l’impatto della fase depressiva che può seguire quella ipomaniacale.

Leonardo Tondo

Cosa comporta il Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:24:43+02:00

Se non riconosciuto e non trattato adeguatamente e regolarmente, il decorso del disturbo può andare peggiorando, con fasi (ipo)maniacali e/o depressive gradualmente più intense, frequenti o durature. Questo può, pertanto, influenzare fortemente la qualità di vita della persona che ne soffre, limitando il suo funzionamento sociale, scolastico e lavorativo, con impatti considerevoli sull’autostima e la soddisfazione personale.

Caterina Visioli

Quali sono le cause del Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:27:06+02:00

Il Disturbo Bipolare è una patologia cronica e ricorrente, a eziologia multifattoriale e con una base biologica e di tipo ereditario. Diversi fattori ambientali giocano un ruolo importante nell’influenzare il corso della malattia, sia in positivo (come fattori protettivi, es. amicizie, supporto sociale adeguato) che in negativo (come fattori scatenanti e precipitanti, es. fonti varie di intenso stress lavorativo e/o relazionale).

Emma Fadda, Caterina Visioli

A cosa serve il trattamento farmacologico di mantenimento nel Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:27:52+02:00

Nella terapia farmacologica del disturbo bipolare è certamente importante intervenire per gestire le fasi acute della malattia (episodi depressivi, maniacali, ipomaniacali e misti) ma di grande importanza è la prevenzione delle ricadute, cioè la possibile comparsa di nuovi episodi.

Per questo motivo la terapia farmacologica di mantenimento serve a prevenire le ricadute e mantenere una buona condizione di benessere nella persona, consentendo una buona qualità di vita.

Leonardo Tondo

Soffro di Disturbo Bipolare. Posso avere figli?2021-09-30T15:28:08+02:00

Si. Considerata la fisiologica influenza degli ormoni nella regolazione dell’umore e gli effetti dei farmaci per il trattamento del Disturbo Bipolare, è importante informare lo psichiatra di riferimento del desiderio di gravidanza, in modo da discutere e programmare insieme tempi e modi delle eventuali modifiche alla terapia farmacologica – in raccordo con il ginecologo di riferimento – e strategie utili al mantenimento della stabilità dell’umore dal concepimento al (post)parto.

Caterina Visioli

Si può assumere il litio in gravidanza?2021-09-30T15:28:23+02:00

Mentre in passato si credeva che il litio non potesse essere assunto dalla donna durante la gravidanza, ormai i dati scientifici mostrano come questa terapia possa essere continuata. Solitamente si osservano alcune accortezze, come diminuire la dose nel primo trimestre di gravidanza, per poi aumentarla di nuovo nei mesi successivi.

La donna non può invece allattare naturalmente se assume il litio, poiché circa il 40% di questo farmaco arriva al latte materno e non è indicata la sua assunzione per il bambino.

Laddove la donna che assume una terapia psicofarmacologica per il disturbo bipolare stia programmando una gravidanza o scopra di essere incinta è fondamentale che informi lo psichiatra di fiducia, che valuterà come procedere in base al tipo di disturbo di base.

Leonardo Tondo

Alcune osservazioni circa per la sospensione del litio.2021-09-30T15:28:40+02:00

Prendere un farmaco o sospendere un farmaco sono due decisioni prettamente mediche.

Il litio non deve mai essere sospeso rapidamente da un momento all’altro. La valutazione della sospensione deve essere fatta con attenzione insieme allo psichiatra di fiducia. La sospensione deve essere condotta molto gradualmente (circa uno o due mesi), per evitare ricadute precoci.

Ricerche recenti mostrano che se si sospende rapidamente il litio la prima ricaduta successiva apparirà molto più precocemente rispetto a quando la sospensione avviene gradualmente.

Leonardo Tondo

Gli psicofarmaci creano dipendenza?2021-09-30T15:28:55+02:00

Il litio e gli altri psicofarmaci usati nella terapia del disturbo bipolare non creano dipendenza, esattamente come non crea dipendenza il farmaco assunto per curare l’ipertensione. In ogni caso la sospensione deve avvenire sempre gradualmente.

A differenza delle sostanze che rientrano nella categoria delle “droghe”, gli psicofarmaci non provocano assuefazione, ovvero non è necessario aumentarne il dosaggio per ottenere lo stesso effetto. Questo è invece il problema delle droghe, dove l’aumento del dosaggio diventa necessario per ottenerne l’effetto.

Il fenomeno dell’assuefazione non avviene neanche con i farmaci ansiolitici, che sono invece quelli che possono dare dipendenza e che, come gli altri psicofarmaci, devono essere ridotti gradualmente, secondo le indicazioni dello psichiatra.

 

Leonardo Tondo

Che cosa è la terapia elettroconvulsivante?2021-09-30T15:29:09+02:00

La terapia elettroconvulsivante (TEC), comunemente nota come elettroshock, è stata ideata nel 1937 a Roma e attualmente usata in tutto il mondo.

È una terapia utilizzata raramente, e indicata nei pazienti con una depressione grave, resistente ai farmaci e dove vi sia un elevato rischio suicidario.

È una terapia sicura e studi recenti dimostrano la sua efficacia e la presenza di effetti secondari modesti al sistema nervoso.

Il trattamento si esegue in ambiente ospedaliero, è indolore e richiede una sedazione profonda del paziente per qualche minuto.

Leonardo Tondo

Soffro di Disturbo Bipolare. Cosa posso fare per star meglio?2021-09-30T15:29:24+02:00

La letteratura dimostra che il Disturbo Bipolare è oggi trattabile in modo efficace con la farmacoterapia, affiancata a un percorso di psicoterapia e/o di psicoeducazione, consentendo alla persona di rimanere stabile e di condurre una vita «normale». I fattori più fortemente associati al benessere e alla prevenzione delle ricadute sono la regolare e corretta assunzione dei farmaci prescritti (aderenza farmacologica), il riconoscimento precoce dei sintomi e la gestione delle fonti di stress eccessivo attraverso l’adozione di un corretto stile di vita (es. igiene del sonno, alimentazione corretta, attività sportiva adeguata e regolare).

Emma Fadda, Caterina Visioli

Soffro di Disturbo Bipolare. Cosa posso fare per riconoscere i sintomi e/o le loro avvisaglie?2021-09-30T15:29:56+02:00

Ricevere informazioni valide e corrette sulla natura del disturbo e dei suoi sintomi – ovvero un’adeguata psicoeducazione sul disturbo – durante il dialogo con lo psichiatra e lo psicologo, è di fondamentale importanza fin dal momento della diagnosi e dall’inizio del percorso terapeutico e aiuta la persona con Disturbo Bipolare a riconoscere come tali i sintomi attuali e pregressi. Non sempre, infatti, la diagnosi corrisponde con la prima manifestazione del disturbo. Il dialogo psicoeducativo permette di riconoscere i sintomi più ricorrenti e significativi di ciascuna fase, come pure le loro prime avvisaglie (prodromi) e consente alla persona di chiedere aiuto per tempo in caso di loro comparsa, aiutando così a prevenire le ricadute e/o a ridurne l’intensità e la durata.

Inoltre, la psicoeducazione mira a sottolineare l’importanza di seguire uno stile di vita salutare e aiuta a riconoscere i comportamenti che si allontanano da questo stile e che possono, pertanto, esporre a un più alto rischio di ricaduta.

In questo dialogo, con il consenso del paziente, può essere utile coinvolgere un familiare e/o altra persona di riferimento che, se adeguatamente informata sulla natura del disturbo e delle sue caratteristiche, possa aiutare il paziente a riconoscere i segnali di ricaduta e a adottare le strategie di gestione condivise coi curanti, assumendo il cosiddetto ruolo di mood watcher (osservatore dell’umore) supportivo e cooperativo nei momenti di crisi.

Caterina Visioli

Si può guarire dal Disturbo Bipolare?2021-09-30T15:31:02+02:00

Il Disturbo Bipolare è una patologia a base biologica e di tipo ereditario, con un carattere cronico e ricorrente. Per questo, si tratta di un disturbo che si può trattare ma non guarire. Attualmente si dispone di trattamenti efficaci, che consentono alla persona con Disturbo Bipolare di rimanere stabile e condurre una vita «normale».

Emma Fadda, Caterina Visioli

Soffro di Disturbo Bipolare. Potrò svolgere una vita “normale”?2021-09-30T15:34:56+02:00

Si. Assumere regolarmente la terapia farmacologica prescritta e – con l’aiuto della psicoeducazione e/o della psicoterapia – imparare a riconoscere e gestire sia le fonti di stress (es. lavorativo, relazionale, emotivo, etc) sia le prime avvisaglie dei sintomi (prodromi), favorisce la compensazione del disturbo, il funzionamento psicosociale e la qualità di vita.

Caterina Visioli

Uno/più dei miei familiari stretti soffre di Disturbo Bipolare, sono a rischio anche io? Potrei trasmetterlo ai miei figli?2021-09-30T15:35:15+02:00

Gli studi di letteratura dimostrano una familiarità per il Disturbo Bipolare e un aumentato rischio di svilupparlo soprattutto nei familiari stretti. Inoltre, è noto che il rischio per le generazioni successive aumenta con l’aumentare del numero di familiari che ne soffrono/hanno sofferto nelle generazioni precedenti. Tuttavia, bisogna sottolineare che la causalità del Disturbo Bipolare in base alla familiarità non è certa e lineare (es. come nel caso della Talassemia), ma paragonabile a quella che caratterizza altre patologie, come ad esempio il diabete o i tumori.

Caterina Visioli

Il Disturbo Bipolare può essere diagnosticato e curato anche nei bambini e negli adolescenti? A partire da che età e in che modo?2021-09-30T15:35:42+02:00

Si. I dati sulla comparsa del Disturbo Bipolare in età evolutiva parlano di un’età media di 4,5 anni per l’esordio nell’infanzia e di 9,5 anni per l’esordio in adolescenza. Si stima che l’insieme dei Disturbi Bipolari colpisca circa il 4% dei bambini e degli adolescenti nella popolazione generale, senza differenze fra maschi e femmine anche se gli esordi precoci (prima dei 13 anni) sono più frequenti fra i maschi. Negli ultimi decenni l’esordio precoce di questi Disturbi è divenuto un tema che ha catturato sempre più l’attenzione e l’interesse dei clinici e dei ricercatori, anche per la difficoltà a diagnosticare il Disturbo Bipolare in età evolutiva e a distinguerlo da altri disturbi tipici di questa fase di vita (es. Disturbo dell’Attenzione e Iperattività, Disturbo del Comportamento, Disturbo Oppositivo Provocatorio).

I dati di ricerca dimostrano che spesso i Disturbi Bipolari in età evolutiva vengono valutati e trattati molto tempo dopo la loro prima comparsa, e che tanto l’esordio precoce quanto il ritardo nel trattamento si associano a un andamento della patologia più avverso e persistente durante l’età adulta. Un trattamento precoce ed efficace, invece, si associa a un decorso più favorevole e a una migliore prognosi in età adulta e, per questo, è fortemente consigliato.

L’opportunità e la natura del trattamento farmacologico in età evolutiva va sempre valutata da uno Psichiatra e/o Neuropsichiatra Infantile. Inoltre, in questa fase di vita è fondamentale svolgere anche un percorso di psicoterapia per il bambino/adolescente e per i genitori – anche in raccordo con la scuola ed eventuali altre figure educative e di riferimento per il bambino/adolescente a livello extra-scolastico (es. educatori, allenatori sportivi) – finalizzato alla conoscenza del disturbo, al riconoscimento e alla gestione delle difficoltà emotive e relazionali che comporta e alla prevenzione di ricadute negative nel funzionamento psicosociale, relazionale e nell’autostima.

Caterina Visioli

Cosa è la Depressione Post-Partum? Va sempre curata e come?2021-09-30T15:36:01+02:00

La Depressione Post-Partum è un disturbo dell’umore che può manifestarsi dopo il parto in relazione allo stress fisiologico che questo momento di vita può comportare, ma anche all’importante squilibrio ormonale vissuto altrettanto fisiologicamente dalla donna.

La gravidanza e il Post-Partum possono essere eventi scatenanti un primo episodio depressivo in donne che non abbiamo mai sofferto prima di Depressione, ma anche periodi a maggior rischio di ricaduta in persone che abbiano già ricevuto una diagnosi di Depressione Maggiore o Disturbo Bipolare. Per questo, in questo secondo caso, è importante che la donna comunichi il proprio desiderio o stato di gravidanza allo psichiatra e/o psicoterapeuta di riferimento, in modo da monitorare le eventuali oscillazioni dell’umore e valutare le strategie di prevenzione e gestione più adeguate da adottare (es. adeguamento della terapia farmacologica, elaborazione in psicoterapia delle emozioni legate alla maternità, costruzione di un’adeguata rete di supporto sociale).

Le oscillazioni dell’umore che seguono il parto si differenziano per intensità e durata e, in base a questo, necessitano di livelli di cura e trattamento diversi.

  • Baby blues: fisiologica deflessione dell’umore, che si manifesta solitamente da poche ore dopo il parto fino a circa un mese da esso. Si caratterizza per facilità al pianto, faticabilitá, senso di inadeguatezza nell’accudimento. È fortemente associata allo squilibrio ormonale tipico del post-partum e solitamente si risolve spontaneamente dopo circa quattro settimane dal parto. In questo caso il trattamento è raramente farmacologico, ma consiste soprattutto nel garantire alla neo-mamma una rete di sostegno sociale che la supporti nell’accudimento del bambino; nel favorire la costruzione del legame di attaccamento con il piccolo e nel garantirsi adeguati momenti di riposo, cura di se e di sonno.

  • Depressione PostPartum: significativa deflessione dell’umore, che si mantiene oltre un mese dal parto. Ha le caratteristiche della vera e propria Depressione Maggiore con astenia, apatia, facilità al pianto, profondo senso di inadeguatezza nell’accudimento del bambino e intensa difficoltà nel prendersene cura. In questo caso il trattamento è più frequentemente farmacologico affiancato a psicoterapia, ma la presenza di un’adeguata rete di sostegno per la neo-mamma resta un aspetto di fondamentale importanza.

  • Psicosi Post-Partum: è l’oscillazione con manifestazioni più intense e severe, che possono assumere la forma di deliri e/o allucinazioni. L’accudimento del bambino può essere notevolmente compromesso o fonte di stress molto intenso per la madre (es. quando il bambino piange frequentemente ed è difficilmente consolabile). Quest’ultima può temere/desiderare di fare del male al proprio bambino e, in rari e gravissimi casi in cui il disturbo non è riconosciuto e trattato, tentare effettivamente di farlo. In questo caso il trattamento farmacologico è sempre necessario, eventualmente affiancato a psicoterapia, e possono essere necessari anche periodi di ricovero. La presenza di un’adeguata rete di sostegno per la neo-mamma, anche nel medio-lungo termine, resta un aspetto di ancor più fondamentale importanza, a tutela della sua salute e di quella del bambino.

Se non adeguatamente riconosciute e trattate, tutte le oscillazioni dell’umore nel Post-Partum possono limitare in modo rilevante il benessere della donna, la sua capacità di accudire il suo bambino e il sereno sviluppo fisico ed emotivo di quest’ultimo. D’altra parte, se vengono riconosciute e curate adeguatamente e per tempo, ciò rappresenta un significato fattore protettivo e di benessere per la madre, il bambino e la qualità della loro relazione anche futura.

Caterina Visioli

Qual è la differenza tra psichiatra, psicologo, psicoterapeuta e le altre figure che si occupano della cura dei disturbi mentali?2021-09-30T15:43:00+02:00

Lo psichiatra è un laureato in medicina e specializzato in psichiatria.

Lo psicologo è un laureato in psicologia che può esercitare la professione solo se abilitato, a seguito di superamento dell’Esame di Stato e l’iscrizione all’Albo degli Psicologi di una specifica regione.

Lo psicoterapeuta è un medico o uno psicologo che, una volta concluso il percorso formativo di base (laurea) ha svolto la formazione quadriennale in Psicoterapia. Lo psicoterapeuta deve essere legalmente autorizzato all’esercizio della professione.

Il neuropsichiatra infantile è un laureato in medicina e specializzato in neuropsichiatria infantile.

Il neurologo è un laureato in medicina e specializzato in neurologia.

Emma Fadda

Che cosa è e a cosa serve la psicoterapia?2021-09-30T15:44:15+02:00

La psicoterapia è un percorso di cura della sofferenza psicologica e dei disturbi psichiatrici che ha come obiettivo, da un lato, di aiutare la persona a comprendere il significato e l’origine del proprio disagio e, dall’altra, di apprendere tecniche e strategie utili per migliorare il proprio benessere e la propria capacità di gestione dei sintomi. L’obiettivo finale della psicoterapia è promuovere nella persona un cambiamento emotivo, cognitivo e comportamentale, che possa ridurre in modo stabile e significativo il disagio, migliorando la qualità di vita e promuovendo il benessere.

Emma Fadda

La psicoterapia è efficace?2021-09-30T15:44:41+02:00

Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato l’efficacia della psicoterapia nella cura dei disturbi mentali. Alla luce dei dati di ricerca a disposizione, le Linee Guida Nazionali e Internazionali per la cura dei disturbi psichiatrici suggeriscono come la psicoterapia, in accompagnamento al trattamento farmacologico, favorisca una migliore e più veloce risposta terapeutica, una maggiore stabilità del cambiamento nel tempo, e un minor rischio di ricadute.

Emma Fadda

Quanto dura un percorso di psicoterapia?2021-09-30T15:45:00+02:00

Non esistono percorsi di terapia identici fra loro. La durata di un percorso di psicoterapia è estremamente variabile e dipende da molti fattori, tra cui alcuni sono legati al problema per cui si chiede aiuto (ad esempio, la tipologia e la complessità del disagio/disturbo, la durata del disturbo, ecc.), altri sono legati alle caratteristiche della persona che chiede aiuto (ad esempio, la disponibilità e la motivazione al cambiamento, alcune caratteristiche di personalità, le risorse a disposizione, ecc). Inoltre, una certa variabilità dipende dalla tipologia di psicoterapia che la persona sceglie di svolgere.

Sebbene quindi la durata effettiva del percorso non sia definibile a priori lo specialista, a seguito di una approfondita valutazione iniziale, può fornire al paziente una indicazione di massima, e rivaluterà la durata di volta in volta, sulla base degli obiettivi di lavoro che vengono fissati con la persona.

In molti approcci psicoterapeutici la frequenza degli incontri tende a diradarsi quando la persona comincia a stare meglio e il raggiungimento degli obiettivi terapeutici è in fase di conclusione.

Emma Fadda

Che differenza c’è tra consulenza psicologica, supporto psicologico e psicoterapia?2021-09-30T15:45:19+02:00

La consulenza psicologica consiste in uno o più incontri finalizzati ad inquadrare il problema che la persona porta, le risorse disponibili per affrontarlo, le aspettative e la motivazione della persona al cambiamento, nonché le possibili strade percorribili in termini di cura.

Il supporto psicologico è un percorso breve, che solitamente prevede un numero limitato di incontri, e finalizzato al raggiungimento di obiettivi concreti, attraverso l’acquisizione di una maggiore consapevolezza del problema, e una migliore gestione concreta dello stesso.

La psicoterapia è un percorso più lungo e strutturato, che promuove un cambiamento più profondo nella persona. L’obiettivo di miglioramento del benessere della persona viene raggiunto attraverso la conoscenza approfondita di sé e del proprio mondo emotivo, l’apprendimento di strategie e risorse nuove, e la modifica di quegli aspetti della personalità che possono favorire e mantenere nel tempo il disagio.

Emma Fadda

Cosa sono e come si curano i Disturbi Alimentari?2021-09-30T15:45:34+02:00

I Disturbi dell’Alimentazione e della nutrizione, anche chiamati Disturbi Alimentari (DCA) sono patologie psichiatriche caratterizzate da un’alterazione del rapporto con il cibo, da un’eccessiva preoccupazione per il peso e perle forme del corpo, e da vissuti emotivi estremamente sgradevoli rispetto al proprio aspetto fisico. Possono manifestarsi sia nell’infanzia, che in adolescenza/età adulta. I principali DCA sono l’anoressia e la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata. Tra tutti i disturbi psichiatrici i DCA sono quelli che spesso maggiormente determinano gravi conseguenze a livello organico, fattore questo che ne determina la gravità e pericolosità. Il trattamento più efficace per i DCA è multidisciplinare e coinvolge la figura dello psichiatra, dello psicoterapeuta e laddove necessario di altre figure mediche, che operano in modo sinergico per aiutare la persona a ristabilire una condizione di salute fisica e di equilibrio psicologico.

Emma Fadda

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